Oggi, mentre seguivo un po' Libeccio a caccia di informazioni sul prossimo viaggio, mi sono imbattuta in questo articolo, che riporto e di cui trovate i riferimenti in basso. Non ho tempo adesso di aggiungere commenti, ma non volevo dimenticarmene e quindi, tel chì!
Negli ultimi anni mi sono convinto che gli incidenti decompressivi dei subacquei ricreativi non sono il risultato degli algoritmi di calcolo della decompressione, ma sono dovuti ad una velocità di risalita eccessiva.
I sintomi principali, in caso di brevi immersioni intorno ai 30 metri, sono di tipo neurologico ed interessano tessuti rapidi e ben irrorati, come il midollo spinale, che si satura di azoto in soli 12 minuti e mezzo.
Nella migliore delle ipotesi il midollo si desatura in altrettanto tempo, ma sappiamo che il tempo di desaturazione è spesso più lungo.La velocità di risalita di 18 metri / minuto è il risultato di una decisione arbitraria della US Navy e non ha alcuna base nella cinetica dei gas.
Oggi la maggioranza dei subacquei rispetta una velocità di risalita di 10 metri / minuto, con soste di sicurezza di 3-5 minuti a circa 5 metri.
Quindi, risalendo da 30 metri, il tempo di risalita risulta di 2,8 minuti più 3 minuti di sosta di sicurezza, ovvero un totale di 5,8 minuti circa, nella maggioranza dei casi.
Fatta la sosta di sicurezza, i più considerano l'immersione conclusa e risalgono rapidamente alla superficie.
Ma sono proprio gli ultimi 5 metri quelli in cui la crescita di eventuali bolle sarebbe maggiore!
Aggiungiamo, quindi, un altro minuto per raggiungere la superficie e stare più sicuri; anche così il tempo totale di decompressione da 30 metri è di 6,8 minuti, contro il tempo di 12,5 minuti della saturazione del midollo spinale.
Siamo in debito di ancora 6 minuti circa! Ma sappiamo anche che la desaturazione è più lenta della saturazione, forse anche più del doppio e, quindi, potremo essere in debito di 18 minuti o più.Precedentemente avevo parlato di alcuni lavori scientifici che confermano la riduzione della produzione di bolle con più lente velocità di risalita. Al congresso della Società Europea di Medicina Subacquea ed Iperbarica, tenutosi a Malta nel Settembre 2000, il Professor Alessandro Marroni, Presidente del DAN Europe ed il suo gruppo hanno portato ulteriori dati a supporto dell'opinione che siano proprio la velocità di risalita ed i cosiddetti tessuti rapidi i maggiori responsabili della malattia da decompressione.
Hanno raccolto molti dati durante lo svolgimento del progetto Safe Dive e, su 1418 immersioni, hanno registrato le bolle gassose circolanti dopo l'immersione, mediante un rilevatore doppler.
Le conclusioni dello studio, a conferma di quanto ho suggerito per anni, sono state che le bolle rilevate sono direttamente correlate ad un eccesso di saturazione nei tessuti rapidi e medi, come il sangue ed il midollo spinale e non a quelli più lenti.
Lo studio ha anche dimostrato che la maggior produzione di bolle viene registrata quando la tensione di azoto calcolata nel sangue eccede 1.100 mbar (1 bar = 760 mmHg o circa 1 Atm) ed è superiore all'80% del massimo valore ammesso nel tessuto pilota e che questo problema è particolarmente evidente nel caso delle immersioni ripetitive.
L'osservazione importante è stata che l'introduzione di soste profonde (extra deep stops), con un allungamento del tempo totale di risalita da 11,2 a 18,55 minuti, senza variare la velocità di risalita, ha portato ad una riduzione delle bolle rilevabili dal 30,5% a zero.Questo profilo di risalita consente anche di mantenere i valori calcolati di pressione di azoto nel sangue intorno ai 1.100 mbar ed i valori di sovrasaturazione del tessuto pilota al di sotto dell'80% del massimo ammesso, per i tessuti medio-rapidi.
Nei miei precedenti editoriali ho detto che una velocità di risalita di 3 metri / minuto sembrava essere un metodo efficace di prevenzione la maggior parte degli incidenti da decompressione fra i pescatori di perle che facevano fino a 6 immersioni a 30 metri al giorno!
Questo, però, è logisticamente difficile da fare, di qui il concetto che potremmo provare con una sosta più profonda, per esempio a 15 metri per 5 minuti circa, durante la risalita da 30 metri o a metà della profondità dell'immersione. Questo dovrebbe ridurre le tensioni di azoto nei tessuti rapidi e contribuire alla riduzione degli incidenti da decompressione.
Anche DAN America sta conducendo ricerche sulla velocità di risalita ed il prossimo anno saranno disponibili più dati, ma sempre più elementi puntano all'importanza dei tessuti rapidi, non di quelli lenti, come i tessuti critici responsabili degli incidenti decompressivi dell'immersione ricreativa, multilivello e ripetitiva.Resta da determinare il metodo di gestire e controllare questa sovrasaturazione, ma il risultato potrebbe essere una significativa riduzione delle patologie decompressive ed un cambiamento radicale di come attualmente sviluppiamo tabelle e computers da immersione.
Prof P.B. Bennett, Presidente IDAN
Una sosta di sicurezza a metà della risalita?
Sublandia portale blu: viaggiando...sotto il mare - mercoledì 17 settembre 2008